La paura interferisce con tutte le nostre relazioni, in famiglia, sul lavoro e nelle relazioni romantiche. La paura nelle relazioni si intromette quando ci troviamo in delle situazioni in cui essere completamente noi stessi e quindi esprimerci liberamente, viene percepito come pericoloso. I pensieri che si accompagnano tipicamente a queste situazioni sono: ‘Gli altri non mi riconosceranno più’. Il timore di non far più parte, di non essere più credibili, amati, rispettati, diventa paralizzante e allora scegliamo, per paura, di restare nascosti e così facendo di restare al sicuro. Photo by Tobias Tullius on Unsplash Nelle relazioni con a nostra famiglia di origine, quello che pesa di più, seppure spesso inconsciamente, è la paura di non sentirsi più parte delle famiglia, paura di essere esclusi e rifiutati dalla famiglia. Si tratta di una paura atavica, solitamente inconcia che ha a che fare con la sensazione arcaica di aver bisogno del gruppo famiglia per sopravvivere. Questa paura può essere guarita una volta identificata, le teorie su cui sono basate le costellazioni familiari offrono molte possibilitá per guarire queste paure.
Per ora prova a diventare consapevole della misura in cui paure legate alla tua famiglia di origine suscitano paure in te rispetto alla libera e totale espressione di te. Ci sono cose che faresti diversamente se non fossi preoccupata delle reazione della tua famiglia? Ricorda che, essendo questo tipo di paure spesso inconscie, potresti non esserne consapevole, ma anche in questo caso, portarsi dietro la domanda: Ci sono cose che faresti diversamente se non fossi preoccupata delle reazione della tua famiglia?, ti potrebbe aiutare a portare a consapevolezza anche quello che fino ad ora hai fatto o non fatto per motivi nascosti nell’inconscio. Nelle relazioni che abbiamo sul lavoro, le paure che vengono attivate hanno più spesso a che fare con un bisogno di sopravvivere e quindi produrre reddito per supportarsi e con l’immagine di sè nel mondo, che si potrebbe anche definire la propria reputazione. Ci sono delle variazioni personali a come questo tipo di paure ci affliggono che dipendono dai vari fattori che influenzano il tipo di lavoro e il clima economico e culturale in cui si opera, ma in generale, si può osservare che la paura di perdere il rispetto nel campo del lavoro, può diventare piuttosto paralizzante. Immagina il caso di un ingegnere che inizia a parlare di vite precedenti con i suoi colleghi o un avvocato che inzia a fare l’orosco dei suoi clienti per capire i casi che cura o un insegnante di scuola che diventa ossessionata con teorie alternative su come si è svolta la storia in antichitá, su quello che erano in realtá le piramidi e chi ha costruito e perché Göbekli Tepe. Se queste persone temessero che i loro nuovi interessi, se rivelati, potrebbero cambiare l’opinione dei colleghi su di loro, potrebbero avere ragione. Con questo timore si accompagna spesso il timore che le ripercussioni di questa libera espressione di se potrebbero ripercuotersi sulle loro prospettive sul lavoro e protrarsi nel tempo. Che fare in questi casi? Potrebbe essere meglio non esprimersi liberamente sul lavoro per evitare conseguenze avverse. Quello che conta veramente è che tu esprima te stesso/a pienamente e liberamente, che il tuo ambiente lavorativo ne sia fatto partecipe non è necessario. Ci sono eccezzioni legate a leggi ed etica, tuttavia, al di fuori di queste eccezzioni, ricorda che l’importante è che tu sappia chi sei e cosa è importante per te e che trovi modi per esprimerti nella tua vita. Ma dove fa più male è quando la paura interferisce con le nostre relazioni romantiche. Avere paura che il nostro partner ci rifiuti o ci giudichi perché scopre un aspetto di noi che prima non avevamo rivelato, per esempio. Oppure la paura di perdere la connessione emotiva intima che abbiamo con il nostro/a partner e a noi tanto cara. Quando il contatto con chi amiamo è ostacolato, ridotto e inquinato dalle nostre paure, lì è dove ci sentiamo più soli, più vulnerabili e più sconfitti. Se temiamo che la persona più vicina a noi potrebbe rifiutarci se, nel momento in cui noi ci esprimiamo liberamente e completamente, quello che pensiamo, sentiamo o desideriamo non viene considerato accettabile, corretto o appropriato, la naturale tendenza è quella di restare al sicuro: non dire, non fare, non svelare chi si è veramente. Se non siamo abituati a sentirci al sicuro emotivamente nella famiglia in cui siamo cresciuti e quindi non ci sembra normale che quello che pensiamo, sentiamo e desideriamo, verrá accolto dal nostro partner, beh allora, faremo fatica ad aprirci all’altro e i nostri istinti di preservazione ci spingeranno istintivamente a proteggerci dal potenziale pericolo di essere rifiutati, giudicati, umiliati, traditi o abbandonati da chi amiamo di più. Per evitare questi pericoli evitiamo di esprimerci pienamente, evitiamo di parlare apertamente delle nostre paure e di cercare attivamente una connessione intima profonda a livello emotivo. Attenzione! In alcune relazioni ci sono dei reali pericoli ad essere completamente aperti, alcune relazioni hanno degli aspetti di abuso emotivo e in questi casi quello che scrivo qui non si applica. In questi casi che si potrebbero definire di violenza emotiva è necessario chiedere aiuto anche professionale per guarire o terminare queste relazioni. Questi sono casi molto delicati in cui la paura potrebbe essere una risposta adeguata ad un reale pericolo, quindi da non sottovalutare. La maggiorparte delle persone a cui mi rivolgo hanno relazioni in cui la paura di essere completamente se stessi è motivata da remore interne e pericoli percepiti, ma non reali o non relativi alla relazione in cui ci si trova al momento, ma più probabilmente alla proiezione di esperienze negative del passato. Il risultato di ciò è che reagiamo a ciò che è successo in passato e non a quello che succede adesso. Reagiamo alla paura che ciò che è successo in passato succeda di nuovo. Si potrebbe dire che il nostro bambino interiore ci mostra in queste situazioni che ancora soffre per quello che è successo in passato e che ha bisogno di aiuto e di guarigione. Cosa succede quando lasciamo che le paure guidino il nostro comportamento nella coppia? Beh, se ci sentiamo in pericolo dobbiamo stare in guardia e quando stiamo in guardia produciamo adrenalina e cortisolo e entriamo in questo stato fisico e mentale adatto ad affrontare un pericolo imminente, ma molto deleterio se protratto nel tempo. Si potrebbe dire che quando qualcosa nella nostra relazione attiva il dolore antico per cui il nostro bambino interiore ancora soffre, si attiva un meccanismo di protezione pronto ad affrontare il nemico, la minaccia, il pericolo. Questo meccanismo di protezione è pronto a combattere, quindi attaccherà il partner o si riparerá dagli attacchi (reali o temuti) del partner, chiudendosi in se. Diverse teorie sulla comunicazione descrivono questi due atteggiamenti: o si giudica l’altro criticandolo o mostrando attivamente disprezzo oppure si entra nel ruolo della ‘vittima’ che non ha potere e quindi si chiude in un silenzio emotivo lascinado l’altro partner da solo. Come puoi immaginare, entrambi questi approcci, non sono utili a creare, mantenere o riparare la connessione emotiva ed intima nella coppia. Da una parte si giudica, quindi ci si mette sopra l’altro e ci si esprime come chi crede di essere il migliore e dall’altro ci si sente giudicati ingiustamente e si protesta passivamente per dimostrare all’altro che è tutta colpa sua. Entrambi questi atteggiamenti sono destinati a far finire la relazione, è stato scientificamente dimostrato. Questi atteggiamenti vengono chiamati i cavallieri dell’apocalisse perché portano a morte certa della relazione. Io mi vorrei soffermare sul fatto che quando si assumono questi pericolosi atteggiamenti verso il nostro partner c’è qualcosa che succede dietro le quinte. C’è un dolore che si cerca di proteggere, c’è una vulnerabilitá che ha bisogno di essere accudita o c’è una ferita che non è ancora stata guarita. La teoria dei cavalieri dell’apocalisse offre per ogni modelli negativo di comunicazione un antidoto. Lper esempio, l’antidoto alla critica dell’altro è parlare di se stessi e di come ci si sente quando l’altro dice e fa certe cose e l’antidoto alla reazione di vittimismo è prendersi la responsabilitá del proprio ruolo nel conflitto della coppia. Perché gli atteggiamenti comunicativi tossici finiscano non è sufficiente applicare degli antidoti in modo meccanico, ma è necessario guarire dentro. È necessario sentirsi al sicuro, emotivamente ed intimamente connessi. È necessario guarire il bambino interiore. Rendersi conto che guarire il bambino interiore è la chiave della guarigione della coppia e il primo importante passo da fare in questa direzione. Il tema del bambino interiore è grande, complesso, delicato e quindi qualcosa su cui torneró con maggiore focus, per adesso, basti questa consapevolezza affinché ci rendiamo conto del vero motivo per cui giudichiamo l’altro o ci sentiamo giudicati: il nostro bambino interiore sta male e ha bisogno di guarire. Quello che l’altro da e dice ci tocca così profondamente perché ci riporta a quel dolore del passato che non abbiamo ancora guarito. Spesso questi eventi del passato che ancora ci fanno male hanno a che fare con i nostri genitori, inevitabilmente, visto che con loro siamo cresciuti. Se guardiamo allora al nostro rapporto con i genitori potremmo intravedere lo schema che abbiamo inconsciamente ereditato dalla nostra famiglia di origine e riscoprire le ferite che abbiamo subito nell’infanzia. Tutto questo non viene fatto per giudicare, al contrario, per riarmonizzarci con il nostro albero genealogico e così facendo poter attingere alla loro forza per guarire. Anche qui si entra in un argomento parallelo che merita molto più spazio e che tratterò in separata sede, ma per ora qualche riflessione usando semplici domande: Che rapporto avevi con tua madre? Ti sentivi amato/a? Se stavi male ti potevi rivolgere a lei per essere consolato/a? Che rapporto avevi con tuo padre? Ti sentivi amato/a da lui? Che ricordi hai del vostro rapporto quando eri piccola/o? Cosa hai imparato dai tuoi genitori in merito a relazioni di coppia? Qual’è il tuo ideale di rapporto di coppia? Cosa è più importante per te? Cosa non accetteresti mai dal tuo partner? Di cosa hai più paura nella coppia? Cosa desideri più di ogni altra cosa nella relazione? Di cosa sei grata/o all’interno del tuo rapporto con il tuo partner? Prenditi il tempo necessaro per rispondere a queste domande con tranquillitá e soffermati su quelle che sono più difficili da rispondere perché lí c’è una vulnerabilitá che ha bisogno di attenzione. Rispondere a queste domande o almeno lasciare che esse abbiano un’effetto sulla tua riflessione personale, ti consentirá di sprofondare nell’intimo di te stessa/o e scoprirti, diventare consapevole e libera/o. Condividere in coppia le tue risposte e le tue scoperte potrebbe anche rivelarsi un esercizio di grande intimitá emotiva nella relazione, che vi consentirá di avvicinarvi ulteriormente l’uno all’altra/o,o di portare a galla per guarire gli aspetti più vulnerabili che hanno bisogno di attenzione nel vostro rapporto. La paura di essere rifiutati, abbandonati, giudicati, traditi o umiliati all’interno delle relazioni affettive più significative della nostra vita, può essere guarita solo condividendo le proprie vulnerabilitá e prendendosi responsabilitá per le proprie emozioni. Semplice a dirsi, penserai. Al che io ribatto che è anche possibile farlo, ma prima di ricostruire o guarire la relazione è importante che ricostruisci e guarisci te stesso/a. Quando sapremo essere presenti, senza paura, nelle nostre relazioni romantiche con autenticitá ed emotivamente ed intimamente connessi all’altro, questo ci dará la forza di essere meno spaventati anche in tutte le altre relazioni della nostra vita. Lara Briozzo
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