C'era un anziano signore seduto su una panchina che pensava ai fatti suoi.
Una donna che passava di li lo guardò e pensò: 'Che vecchio pervertito, inquietante!' Dopo pochi minuti una seconda donna stava camminando nei pressi della panchina quando notò l'anziano signore. Sorrise e sentì un calore dentro e fra se e se pesò: 'mi ricorda quando mio nonno mi portava al parco a giocare, i pomeriggi più belli della mia infanzia'. Poco dopo passava una terza persona, che guardato l'anziano signore seduto sulla panchina ha pensato: "Povero vecchio bastardo, sicuramente senza casa e disperato". Come è possibile che ciò accada? Che dei tre ha visto l'uomo sulla panchina per chi era veramente? L'uomo seduto sulla panchina era in realtà il direttore della banca locale, appena assegnato e quindi ancora sconosciuto a molti. Era stato davvero malato in passato e per questo motivo sembrava molto più vecchio di quanto non fosse in realtà. Ora che stava meglio aveva cambiato il suo modo di vivere e si godeva le piccole cose della vita come sedersi su una panchina al parco nella pausa pranzo. La prima donna non ha visto l'uomo che era seduto sulla panchina, questo è ormai ovvio, ha visto una proiezione dolorosa di ciò che ha vissuto da ragazzina quando un vecchio l'ha molestata mentre stava giocando al parco. Da allora non può fare a meno di avere una reazione emotiva se vede un anziano da solo seduto al parco. Anche la seconda donna non ha visto l'uomo che era seduto sulla panchina, ha visto una proiezione del suo caro nonno che la portava al parco nei pomeriggi gioiosi e giocosi della sua infanzia. La vita di questa donna è diventata davvero difficile col passare degli anni e il ricordo dellasua infanzia felice le da ancora grande conforto. Vedere una scena al parco che la riposta a quei tempi felici suscita in lei gratitudine. Anche la terza persona non ha visto la verità, almeno non la verità dell'uomo seduto sulla panchina. Anche lui ha visto una proiezione dolorosa del suo passato, quando era davvero vicino al diventare un senzatetto e non essere più in grado di prendersi cura della sua famiglia. Vedere l'anziano lo ha catapultato per un secondo indietro in quei tempi disperati e senza prospettive. Per lui tutto questo è ancora così doloroso che ha avuto bisogno di allontanarsi da quell'immagine dell'anziano sulla panchina il più velocemente possibile. Ognuno dei passanti ha interpretato chi l'anziano sulla panchina doveva essere in base a informazioni legate ad esperienze personali. Ecco cos'è una proiezione, vedere in altre persone pezzi della nostra esperienza, interpretare ciò che vediamo negli altri attraverso gli occhiali di chi siamo, cosa è nostro, cosa appartiene alla nostra esperienza, alla nostra storia, al nostro processo di guarigione. Quando giudichiamo gli altri, o arriviamo a conclusioni sugli altri e sul loro valore, o ci sentiamo sicuri delle motivazioni che hanno gli altri, senza considerare la proiezione che possiamo avere su di loro, corriamo il rischio di perdere due grandi opportunità: Da una parte perdiamo l'opportunità di scoprire noi stessi più a fondo, diventare consapevoli di cosa è stato toccato dentro di noi che ha generato quella interpretaione. Scoprire cosa è ancora doloroso o importante da ricordare per noi. Dall'altra parte perdiamo la possibilità di scoprire chi è veramente l'altro. Di incontrare l'altro e di fare delle domande per capire chi l'altro è veramente. Immagina come questa consapevolezza delle proiezioni che abbiamo sugli altri potrebbe cambiare il modo in cui ci relazioniamo con i nostri compagni di vita, i nostri figli, amici, colleghi etc.
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Ci sono due modi davvero diversi di guardare alla nostra vita, da un lato puoi concentrare tutta la tua attenzione sul mondo esterno e dall'altro puoi portare la tua attenzione verso il tuo mondo interiore.
Il mondo esterno è il luogo in cui ci sentiamo influenzati da ciò che dicono e fanno gli altri. Quando crediamo che il mondo esterno sia il luogo in cui accadono le cose e dove si decide il nostro futuro, possiamo dire cose come: "lui mi intralcia, non posso farci niente" o "se non smette di farlo come posso avere il mio spazio'. Il mondo interiore è dove sentiamo di avere delle scelte, dove ci rendiamo conto di come le cose ci influenzano e consideriamo come vogliamo reagire a ciò. Quando siamo più concentrati sul nostro mondo interiore, potremmo dire più facilmente cose come: 'Il modo in cui si comporta mi dà fastidio, non funziona per me, mi sento a disagio. Devo sentire seriamente cosa voglio fare al riguardo. Forse posso entrare in dialogo con lui e suggerire un modo diverso di collaborare, se questo non funziona devo pensare a cosa voglio fare, come lo risolverò da solo”. Un altro esempio 'Ho bisogno del mio spazio, in questo momento è difficile e devo fare qualcosa, non mi sento a mio agio'. L'approccio basato sul mondo esterno ha un grande svantaggio: il potere di cambiare le cose è con altre persone o situazioni (a causa della crisi sono disoccupato), mentre con un focus più interiore il potere è con te (La crisi mi ha dato il calcio di cui avevo bisogno per lasciare un lavoro che non mi piaceva e ora sto scegliendo una nuova avventura per il mio futuro o a causa della crisi dovrò usare la mia creatività per continuare a fare il lavoro che vivo in modo diverso/ luogo). Simon Sinek parla di mentalità finita contro mentalità infinita. La prima è una mentalità dove tutto è già definito e impossibile da cambiare (assomiglia molto al focus del mondo esterno) la seconda è una mentalità che vuole aprirsi alle infinite possibilità che la tua mente creativa e sensibile è in grado di plasmare ( attenzione al mondo interiore). Quando consideri un problema che devi affrontare nella vita, qual è il tuo approccio istintivo, concentrarti sul mondo esterno o sul mondo interiore? Dai tutta la colpa alle circostanze, alle persone coinvolte e ad altre cose che non puoi cambiare? Oppure guardi dentro di te, noti come ti senti, cosa vuoi e scegli di iniziare una risposta consapevole alla situazione che stai affrontando? Il pilota automatico nella cultura occidentale è il più delle volte l'approccio al mondo esterno, quindi se ti sei reso conto che anche tu lo scegli spesso, tuttavia ti rendi già conto che potresti voler provare l'approccio interiore d'ora in poi, non essere duro con te stesso, ci siamo passati tutti. È facile dare la colpa alle circostanze, perché ciò significa che non dobbiamo fare nulla al riguardo. Il problema è che così facendo permettiamo alle circostanze di continuare a dettare la nostra situazione per noi. Se ad esempio diamo la colpa alla crisi per il nostro essere disoccupati che ci porta ad essere poveri, non poter fare molte cose, essere depressi e molto altro, stiamo inconsciamente dicendo: 'la crisi ha ormai tutto il potere nella mia vita, la crisi deciderà quando sarò meno povero e meno depresso'. Quando consideriamo la crisi (leggi anche ex coniuge, vicino di casa problematico, amico che ti ha tradito) focalizzandoci sul nostro mondo interiore, usando noi stessi e il nostro potere, il dialogo interno potrebbe suonare più come: 'Non mi piace davvero la crisi , mi sento inutile e voglio essere utile, mi sento fermo e voglio muovermi verso il mio futuro." Non sei ancora felice, però non aspetti più che la situazione cambi da se, sei attivato per prendere la situatione nelle tue mani. Può essere davvero complesso iniziare ad applicare l'approccio del mondo interiore alla soluzione della tua situazione attuale, è un completo cambiamento di paradigma. Se quello che hai letto finora ti ha incuriosito, ti invito a provare questo nuovo approccio utilizzando questa pratica di seguito che è sia un modo semplice che efficace per iniziare un viaggio di autoriflessione dentro di te, per guardare le cose da una prospettiva diversa. Considera la tua situazione e rispondi alle seguenti domande:
Quando hai un problema, qualcosa che ti dà fastidio che vuoi cambiare, occuperà molto del tuo tempo e delle tue energie, è inevitabile. Questo è anche il motivo per cui quando decidi di fare qualcosa per risolverlo, inizi portando ancora più attenzione al problema, cercando di capirlo meglio, di vederne tutti gli aspetti, di sezionarlo in un certo senso. Non c'è niente di sbagliato in questo, devi sapere con cosa hai a che fare per poter iniziare ad affrontarlo, ovviamente. Questo è un primo passo necessario che devi compiere. Il secondo passo che ti suggerisco di fare è qualcosa che spesso coglie di sorpresa le persone e le trova spesso impreparate. In sostanza il secondo passo è rispondere a questa semplice domanda: Cosa vorresti invece? Questa è la domanda che ti guida verso la seconda fase del processo. Questo è un passaggio in cui guardi dall'altra parte dell'equazione e investi altrettanta energia nel descrivere e capire cosa vuoi ottenere, come vuoi sentirti e come lo farai. Se ti immagini in un prossimo futuro di aver risolto il tuo problema, come sarà la tua vita? Queste sono le domande che trasformano la tua prospettiva, che ti proiettano in un luogo diverso di te stesso, un luogo che vale la pena esplorare. Vuoi saperne di più su cosa hai dentro di te che può già immaginare la soluzione. Quando hai investito nell'esplorazione del problema tanta energia quanta ne hai investita nell'esplorazione della soluzione, hai anche l'altro lato dell'equazione, puoi vedere entrambi i lati e sentirti più centrato, più in grado di iniziare a lavorare a una soluzione. Se vuoi provare questo in pratica, su una situazione che stai vivendo, scrivi semplicemente una descrizione del tuo problema in tutti i suoi aspetti e dopo averlo fatto scrivi una descrizione di ciò che vorresti invece sperimentare. Scrivi altrettanto, scrivi nei dettagli e sii consapevole della più grande trappola di questo viaggio: concentrarti sul mondo esterno, su ciò che fanno gli altri. Se ti concentri invece su te stesso, su come ti senti e su come ti comporti e pensi, allora avrai il potere e il controllo della tua vita. |
Lara Briozzo
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April 2024
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