Photo by Samuel Clara on Unsplash La paura si attiva automaticamente quando ci avviciniamo ai confini della nostra zona di comfort. È il così detto cervello rettile che ci comanda di fare ciò, il cervello più istintivo, quello che non sa elaborare, riflettere e ragionare e che invece reagisce di istinto. Il cervello rettile o amigdala, ci fa sentire quando siamo in pericolo così che possiamo sopravvivere situazioni pericolose: identifica velocemente un pericolo e ci fa reagire molto velocemente per proteggerci. La sensazione associata a questa reazione molto veloce è la paura. Essendo il cercello rettile una parte molto antica del nostro sistema, essa non sa distinguere fra sfide che ci possono aiutare a crescere e pericoli che potrebbero ucciderci. Non vede la differenza fra rischi che ci consentono di superare i nostri limiti e rischi che potrebbero costarci la vita. Ci sono quattro aspetto che attivano il cervello rettile a reagire con paura. Questi sono gli stessi presupposti necessari per imparare qualcosa di nuovo, per crescere e innovarsi. Il primo aspetto è l’incertezza, quando qualcosa di nuovo si presenta il cervello rettile lo vede subito come pericolo, ma potrebbe essere solo l’anticamera di un nuovo concetto da imparare o una nuova esperienza da fare. Secondo è l’attenzione, quando qualcosa di nuovo si presenta la nostra attenzione ne viene attratta, non necessariamente per reagire appropriatamente ad un pericolo, ma possibilmente per scoprire di più e aquisire nuove conoscenze. Il terzo aspetto è il cambiamento, il cervello rettile considera tutti i cambiamenti delle minaccie, sai quello che lasci ma non sai quello che trovi. Ma se vogliamo imparare qualcosa, è necessario aprirsi al cambiamento nella forma di accrescimento di conoscenza e possibili modificazioni nella nostra prospettiva in conseguenza di quelle nuove informazioni. Il quarto e ultimo aspetto è lo sforzo, nel senso di extra energia coinvolta nell’affrontare una situazione nuova, non consciuta e quindi imprevedibile, cercando di non farsi male oppure, nel caso dell’imparare, fare spazio per nuove nozioni da capire, assorbire e poter mettere in pratica.
La prima fascia che circonda la zona di comfort è chiamata la zona in cui si impara. In questo primo stato appena esterno alla zona di comfort, a noi ben conosciuta, si trova la possibilitá di esplorare qualcosa di non ancora conosciuto senza allontanarsi troppo dalla comfort zone. In questo spazio possiamo imarare, crescere e creare le condizioni per avere successo. In questa zona di apprendimento o di crescita siamo confrontati con i quattro aspetti appena nominati. Quando questi quattro aspetti sono presenti, ci sará sempre paura indotta automaticament dalla nostra amigdala, quindi in modo istintivo e non necessariamente giustificato da un reale pericolo. Se ci lasciamo trasportare dalla reazione istintiva suggerita dall’amigdala, eviteremo tutto ciò che ci attiva paura. Se si tratta di una palla tirata per errore nella nostra direzione, tutto bene, la paura ci tiene al sicuro, ma se si tratta di qualcosa di nuovo che vogliamo imparare, qualcosa in cui vogliamo crescere, quello che ci suggerisce la paura attraverso la reazione della nostra amigdala, potrebbe rappresentare un limite. La paura nell’ambito dell’apprendimento e lo sviluppo si manifesta anche in modo più sottile e talvolta meno immediato. Quando, ad esempio, evitiamo di fare domande durante un corso, partecipare attivamente ad uno scambio fra colleghi riguardo qualcosa che ti suscita perplessitá. Quello che potrebbe succedere se ci aprissimo a dimande e interazione è che tutta l’attenzione sarebbe su di noi senza che ci sia nessuna certezza su quale sará l’esito di questa interazione: cosa penserano gli altri di ciò che dico? In questo modo sono attivati i primi due dei quattro aspetti collegati alla paura: incertezza e attenzione. Quando lasciamo che la paura influenzi il nostro non interagire si dice che il rettile ha vinto la battaglia. Siamo al sicuro, ma abbiamo perso una possibilitá di crescere. Questi sono i brevi momenti, apparentemente insignificanti in cui la paura fa capolino e noi spesso scegliamo di soccombere alla paura e fare un passo indietro per mantenerci al sicuro e fuori pericolo. Il cervello rettile ha una visione in bianco e nero della nostra realtá e vede solo la distinzione fra fare fatica e non fare fatica, sforzo o assenza di sforzo. Quando devo fare qualcosa per imparare: leggere un libro, scrivere una tesina o qualunque altra attivitá. Quando impariamo non sappiamo quanto tempo ci metteremo ad imparare, che effetto avrá su di noi ció che impariamo e tanto meno come ci sentiremo. Quando impariamo la nostra attenzione sará completamente essorbita da ciò che studiamo, saremo coinvolti dal processo. Imparare qualcosa di nuovo porta inevitabilmente ad un cambiamento che può variare in qualitá ed intensitá, ma è sempre un passo avanti in qualche direzione. Imparare comporta uno sforzo, un’attivazione del nostro intelletto e della nostra capacitá elaborativa, di analisi e di giudizio. Il cervello rettile, come abbiamo visto, non reagisce molto bene a questi quattro aspetti e mostrerá sempre una preferenza per qualcosa di più passivo, privo di sforzo, incertezza, attenzione e incertezza. Questo potrebbe essere guardare la televisione o pulire la casa invece di sedersi a scrivere o leggere qualcosa. Scegliere ciò che è semplice e disponibile immediatamente invece di ciò che è più complesso e con gratificazione ritardata, è adatto ad uno stile di vita come quello dei nostri antenati cacciatori e raccoglitori, per tenerci nutriti e al sicuro al riparo da pericoli. Al giorno d’oggi le circostanze sono diverse, ma il cervello rettile è rimasto lo stesso e questo si traduce in un’eccessiva influenza del cervello rettile sul nostro comportamento nonostante i pericoli temuti dalla nostra amigdala sono per la stragrande maggioranza irrealei. Il lato negativo per noi è che, se il nostro comportamento è affidato all’amigdala, perdiamo numerose eccellenti opportunitá di crescere, imparare e svilupparci nella vita. Quando hai notiato che la paura ti ha ostacolato nel cogliere un’opportunitá di crescita? Quello che ci viene precluso a causa della paura sono le esperienze. Quando non facciamo qualcosa per una paura che non è realmente giustificata da un pericolo imminente, ci priviamo di esperienze che ci possono arricchire, che ci possono far crescere e che possono modificare il nostro rapporto con gli imput che ci arrivano dal cervello rettile, a lungo andare. Cosa fare allora? Come modificare le condizioni nella nostra vita a nostro favore? Qual’è la domanda giusta da porci? Molte persone che conosco vorrebbero andare subito al sodo e sapere come eliminare il cervello rettile. È comprensibile, a questo punto, abbiamo descritto il cervello rettile come un vero nemico, un insolente e disobbediente monello. Seth Godin ci insegna che la conseguenza inevitabile di entrare in conflitto con la nostra amigdala è che non riusciremo nel nostro intento di annientare la sua azione. Il nostro cervello è un esperimento chimico, è elettricitá e chimica. Quando cerchi di entrare in negoziazione con il cervello rettile, quello che otterrai è una reazione erratica ed esplosiva. La via da seguire è danzare con la paura (quando non c’è un reale pericolo). Quando senti la paura ora sai che qualcosa di interessante e stimolante si sta avvicinando, che stai per avere l’opportunitá di essere coraggioso, insolente e sull’onda di una esperienza trasformativa. Così facendo usiamo la paura come una bussola che ci indica non un pericolo, ma una opportunitá imminente per crescere. La paura ora è uno strumento per identificare esperienze di crescita, tutto quello che dobbiamo fare è fare il contrario di ciò che l’amigdala ci suggerisce. L’unico modo di non sentire paura è fare una di queste tre cose: non fare, non dare importanza o tirarsi indietro. Queste sono tutte cose che vogliamo evitare se l’obiettivo è crescere. Al contrario, notare che c’è incertezza, attenzione, cambiamento e sforzo significa che l’onda sta arrivando e noi possiamo scegliere di portare la paura con noi e cavalcare l’onda sapendo una grande esperienza ci aspetta e un passo in avanti verso l’apprendimento, lo sviluppo e l’espansione dei notri orizzonti. Allora la domanda non è più come fare per eliminare la paura? Ma invece, cosa posso raggiungere se porto la paura con me e la uso come bussola per accogliere esperienze arricchetti di crescita una dopo l’altra? Dove posso arrivare se seguo il mio desiderio danzando con la paura? La paura prima di una nuova esperienza è assolutamente normale, notare la paura fa di noi semplicemente degli esseri umani. Il tradizionale approccio alla paura, interpreta la paura come un avvertimento rispetto ad un rischio o pericolo, ma sapendo che la paura è normale di fronte a qualcosa di nuovo, ad una opportunitá di crescita, allora possiamo muoverci diversamente e avere successo usando la nostra paura. Questa è un arte da coltivare e che può essere sviluppata. Se guardato da questo punto di vista, la reazione alla paura può definitivamente essere usata per fare pratica di sentire la paura e fare le domande lo stesso, sentire la paura e offrirsi volontario per il progetto che ci porta appena al di fuori della nostra zona di comfort. Più facciamo questo, più il muscolo del dasnzare con la apura crescerá per poter essere usato per i grandi salti che ci aspettano nel futuro. Quello che possimo fare subito è coltivare la consapevolezza di quello che succede veramente in noi quando sentiamo paura e scegliere un approccio diverso tutte le volte che riusciamo a farlo, sapendo che l’amigdala vincerá ancora tante volte e anche che noi ci apriamo ogni giorno di più a nuove esilaranti esperienze che prima non avremmo osato affrontare. “Quindi, prima di tutto, lasciatemi affermare la mia ferma convinzione che l’unica cosa che dobbiamo da temere è… la paura stessa – un terrore senza nome, irragionevole e ingiustificato che paralizza gli sforzi necessari per convertire la ritirata in avanzamento” Franklin Delano Roosevelt
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Lara Briozzo
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