Da un certo punto di vista è bizzarro se non assurdo che una societá che sta conquistando lo spazio veda ancora al suo interno tanta violenza e soprattutto violenza all’interno delle famiglie che per definizione sono il luogo dove tutti noi, adulti e bambini dovremmo trovare amore, nutrimento, protezione. Ho scelto di leggere un libro su questo argomento per capire meglio l’esperienza di diversi clienti che hanno un passato di violenza e abuso subito negli anni dell’infanzia. Una lettura difficile, a tratti veramente pesante. Mi ha soprattutto deluso dover leggere 200 pagine su come i bambini devono essere intervistati per non traumatizzarli e allo stesso tempo essere sicuri che le informazioni che forniscono sono affidabili, così che chi li ha abusati può essere processato e incarcerato. Solo dopo tratta il libro di come aiutare questi bambini, una volta adulti, a guarire. Da terapeuta ho sentito la mancanza di qualcosa di importante nelle prime 200 pagine, qualcosa che io definisco mettere il cliente al primo posto. Mettere il cliente in una posizione dove riacquista il contatto con il suo potere personale e decide cosa vuole, sente di cosa ha bisogno e ha di nuovo agenzia sulla sua vita.
Nelle pagine che parlavano di trattamento del trauma e di guarigione, mi è mancato leggere di come i bambini vengono supportati dopo che il loro abusatore è stato incarcerato. Non sono una terapeuta per bambini, ma mi ha sorpreso, deluso e un pò spavantato, francamente, che questo aspetto mancasse. Cosa succede a questi bambini non mi è ancora chiaro. So solo che alcuni crescono e da adulti cercano di guarire. A pagina 260 ho trovato un idea che vale la pena essere diffusa, qualcosa che non sapevo, ma che ha molto senso se ci penso. Ci sono doversi meccanismi di difesa che l’inconscio attiva per aiutare le persone vittime di violenza e abuso a sopravvivere. La maggiorparte di questi meccanismi di difesa sono patologizzanti e tendono a disconnetterti dalla relatá o alterare la percezione della stessa. Ma ci sono 2 meccanismi di difesa psicologica che vengono definiti maturi perché conformi ad individui sufficientemente forti interiormente e in grado di entrare in relazione con la realtà circostante in modo estremamente costruttivo. Il primo di questi meccanismi di difesa psicologica maturi è la sublimazione. Quando si usa questo meccanismo si trasformano esperienze emozionali socialmente inaccettabili in azioni socialmente accettabili. Per esempio se si sentono tendenze esibizioniste che urterebbero la sensibilitá pubblica, le si incanala in lavoro di tipo artistico, coreografico. Oppure si sentono pulsioni violente e si può scegliere di fare sport per consentire all’energia di uscire ed esprimersi in modo non pericoloso. L’arte e lo sport hanno un ruolo importante nella sublimazione di ciò che si muove dentro l’essere umano. In questi ultimi esempi ci sono cose che tutti noi possiamo fare quando in difficoltá nel controllare emozioni sgradevoli che sentiamo dentro. Non c’è assolutamente bisogni di avere traumi alle spalle per godere del potere liberatorio e catartico che l’arte e l’attivitá fisica ci offrono. Il secondo meccanismo di difesa psicologica maturo è l’altruismo. Quando si arriva ad un livello di guarigione personale tale per cui quello di cui si sente il bisogno è aiutare altri a guarire. La persona che è stata abusata da bambina/o e che ora collabora alla guarigione di bambini abusati ad esempio. A volte questo meccanismo è attivo senza che ce ne rendiamo conto o senza che ne parliamo tanto, ma è la mia esperienza che dietro a tutte le professioni di aiuto ci sono spesso storie famigliari che spiegano la scelta di quella professione in termini di guarigione di una ferita passata. Anche in questo caso si potrebbe dire che c’è una variante di questo meccanismo che in tanti usiamo spontaneamente. Che questi due meccanismi, sublimazione e altruismo, siano i più maturi per reagire all’abuso, è indicazione che, dove possibile, c’è guarigione nell’imparare a vivere più nel qui e ora, piú in contatto con se stessi, il proprio corpo e le proprie emozioni che non nel creare eventi catartici per guarire traumi passati. Chi sceglie questi meccanismi più sani non è perché è una persona migliore, ma semplicemente graziato con una forza psichica che le/gli consente di fare ciò. La cosa su cui riflettere è che l’abuso subito nel periodo dello sviluppo, infanzia e adolescenza, si manifesta in diversissimi modi, alcuni non ancora pienamente riconosciuti come abuso (pensa all’abuso psicologico) e lascia tracce nel lungo termine nella vita delle vittime. C’è molta vergongna associata ad abusi subiti dai genitori in parrticolare. Il bisogno fondamentale del bambino di avere i genitori come punto di riferimento essenziale, fa si che quando il bambino viene abusato da un genitore, non può sopravvivere al fatto che un genitore non sia quella figura di riferimento di cui ha tanto bisogno e allora l’unica altra alternativa è sentirsi lui/lei responsabile per quello che succede, per l’errore, per il dolore, per l’abuso. Con questa esperienza nel periodo dello sviluppo la vita diventa un percorso ad ostacoli. Ancora più difficile fidarsi delle proprie percezioni, realizzazioni e riflessioni. Insicurezze, dubbi e disagi di vario genere si possono manifestare nel contatto con la realtá. La buona notizia è che si può guarire e anche queste terribili esperienze possono essere una via verso una crescita interiore, un risveglio e una vita di contributo e guarigione. E allora la vita diventa un percorso spirituale fatto di momenti vissuti consapevolmente e intensamente, incontri vissuti intimamente e scoperte che ti fanno espandere. Se desideri supporto nel tuo percorso sei il benvenuto: Lara Briozzo: [email protected]
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Lara Briozzo
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